Sabato 7 maggio si è tenuta una magnifica e intensa serata con Alain de Benoist presso Casaggì Firenze. Il tema della conferenza era il Trattato Transatlantico (TTIP) al quale l’autore ha dedicato il suo ultimo libro (Il Trattato Transatlantico), che è stato analizzato nella sua interezza. Si è partiti elencando i settori economici e sociali nei quali si avranno le ripercussioni più evidenti e più nefaste, ricordando come il TTIP, che riguarderà il 60% del PIL mondiale, ha lo scopo di ancorare – attraverso l’apertura doganale e la creazione di un grande spazio di libero scambio – le economie e le società europee al sistema americano di regole e di interessi.
Uno dei punti centrali del negoziato fra l’Unione Europea e gli Stati Uniti d’America è la soluzione delle controversie in materia di investimenti. Il metodo prescelto consiste nella previsione di un arbitratointernazionale le cui parti siano le multinazionali e lo Stato ospite. Ciò significa che le multinazionali, prevalentemente made in USA, potranno citare in giudizio gli Stati se quest’ultimi non rispetteranno gli accordi presi o se, tramite leggi nazionali, modifichino alcuni punti del trattato stesso (esempio l’orario di lavoro, gli stipendi e molti altri diritti che ad oggi sono ad esclusiva volontà statale). I giudici chiamati a giudicare le possibili controversie saranno giudici privati e seguiranno la legislatura americana. Tutto ciò porterebbe ad un livellamento dei poteri all’interno di ogni singolo Stato con le multinazionali che vedrebbero i loro ruoli scalare molte posizioni arrivando ad affiancare il ruolo decisionale e legislativo dello Stato.
L’autore evidenzia un altro aspetto molto importante del TTIP: l’assoluta segretezza delle trattative. Infatti dal lontano 14/6/2013, ogni 5 mesi si tengono delle riunioni segretissime una volta a Bruxelles e una volta a Washington. Pochissimi sono coloro che hanno potuto udire e sono potuti entrare nelle segrete stanze dove venivano portate avanti le trattative. La maggior parte dei politici europei, i media, la popolazione e i giornalisti sono completamente all’oscuro. In pratica, non sappiamo chi realmente stia portando avanti i suddetti accordi. Come detto, l’obbiettivo principale del TTIP è l’abolizioni delle barriere doganali legate a un dazio economico fra Unione Europea e Stati Uniti. De Benoist evidenzia due diversi tipi di barriere doganali: il primo tipo sono le barriere doganali tradizionali, cioè quelle che una volta abbattute permetteranno lo scambio di merci attraverso l’Atlantico; l’altro tipo di barriere sono quelle invece non legate a un dazio economico, cioè tutto ciò che riguarda la vita privata di ogni singolo cittadino dell’Unione Europea.
Il TTIP metterà a repentaglio diversi settori fra cui quello dei diritti dei lavoratori, del welfare, dell’ambiente e dell’agroalimentare con l’invasioni di prodotti OGM e carni sottoposte agli ormoni della crescita (in particolare la Francia e l’Italia rischiano di perdere le denominazioni DOCG IGP DOP IGT e altre che non piacciono agli USA che vorrebbero invece liberalizzare la vendita di tali prodotti). La conclusione finale è che gli Stati Uniti imporranno il proprio volere soprattutto su quello che riguarda le libertà del cittadino. Il TTIP, infatti, nasce per subordinare definitivamente l’Europa alle volontà stabilite oltreoceano, proprio come si è già fatto ancorando la politica europea alla tecnofinanza e alle agenzie di rating, alle banche private e ai meccanismi anonimi del mercato, sempre più autoreferenziali e sempre più propensi a dettare le regole ad un mondo politico ormai ridottosi a governance, a entità burocratica e tecnica svuotata di ogni autonomia e di ogni volontà. Il TTIP ha dunque una duplice funzione: la prima è quella di rafforzare la posizione, la presenza, la pressione degli Stati Uniti sul vecchio continente; la seconda è una conseguenza della prima ed è quella diostacolare ulteriormente i dialoghi fra Unione Europea e Russia. De Benoist nel suo libro definisce il TTIP molto più di un mero patto economico, ma lo identifica come un parte integrante di quel processo di mondializzazione che sta schiacciando “come un rullo compressore” le sovranità e le identità delle Nazioni: un processo che non è soltanto prassi economica, ma anche ideologia: la volontà di omologare il mondo secondo una logica universale e schiacciante.
L’autore dedica all’Europa l’ultimo capitolo del suo libro. Dichiara che il più grande sbaglio è stato quello di “discreditare il concetto di Europa”. Alla nascita l’Europa era vista dai governi, ma soprattutto dai popoli, come un sogno, la fine delle ostilità fra Paesi, l’inizio di un lungo cammino di collaborazione economica, una strada da percorrere vicendevolmente. Oggi giorno quel sogno è svanito, e la maggior parte dell’opinione pubblica vede l’Europa, ma soprattutto le istituzioni europee, un problema, che va ad aggiungersi ai problemi che ogni singolo Stato ha e deve già affrontare. De Benoist afferma che “l’Europa è nata dall’alto e non dal basso con la creazione della Commissione che ha dato vita al resto. L’Europa è nata senza popolo. Dalla caduta dell’URSS l’idea prevalente è stata quella di allargare e non approfondire (sotto la spinta della Nato)”. Tuttavia l’Europa potrebbe uscire dal suo stato di coma e sottomissione attraverso un percorso di riappropriazione della sovranità, delle proprie tradizioni e del proprio spazio d’azione.