martedì 29 dicembre 2015

Una strage americana


Domani, 29 dicembre, ricorrono i 72 anni dal bombardamento americano su Poggibonsi. In realtà i bombardamenti, sul finire del 1943, furono due: uno il 27 e l’altro il 29, raid dettero via ad un’intensa campagna di bombardamenti che andrà avanti per tutta la primavera del ’44. La prima incursione del dicembre aveva come obiettivo la stazione che però rimase “miracolosamente” illesa, al contrario di tanti quartieri civili della cittadina. Dopo il 29 dicembre si conteranno più di cento morti, un numero impressionate di feriti e circa il 75% di edifici distrutti, una carneficina. Per la giornata di domani è stata indetta una commemorazione organizzata dall’Amministrazione Comunale a cui parteciperà anche la locale sezione dell’A.N.P.I. . Tale presenza è quantomeno inopportuna visto che i partigiani erano dalla stessa parte degli anglo-americani e che in vari occasioni erano proprio loro a fornire le coordinate di obiettivi rilevanti agli eserciti stranieri che poi provvedevano a sganciare il loro carico di morte e poco importava se nei pressi vi erano scuole, ospedali o zone residenziali. La partecipazione degli esponenti dell’associazione nazionale partigiani d’Italia sarebbe l’ennesimo schiaffo alla memoria delle vittime e dei loro parenti dopo che qualche anno fa l’ex-sindaco di Poggibonsi Coccheri (PD) dichiarò: “Dobbiamo sempre ricordare questa pagina della nostra storia, che è una delle più dolorose ma è anche una delle più alte e belle.” Parole sicuramente poco delicate, infatti ancora oggi dobbiamo capire cosa ci trovasse di “bello” in una carneficina di civili italiani.

I nostri connazionali caduti meritano rispetto e se l’A.N.P.I. vuole fare un passo verso la memoria condivisa prenda pubblicamente le distanze da quei partigiani che indirizzavano i bombardieri americani e inglesi e soprattutto smetta di ricordare soltanto ciò che gli fa più comodo (e come gli fa comodo).

lunedì 21 dicembre 2015

Casaggì Siena al grande corteo di Firenze per dire: PRIMA GLI ITALIANI!



FIRENZE, TANTI IN CORTEO CONTRO IL GOVERNO RENZI E L'IMMIGRAZIONE CLANDESTINA

"SOVRANITÀ" E "IDENTITÀ" LE PAROLE D'ORDINE DELLA MANIFESTAZIONE CHE SI È SVOLTA SENZA PROBLEMI, NONOSTANTE LA CONTRO MANIFESTAZIONE DEI "SOLITI ANTAGONISTI"


l sogno si è avverato: tantissime persone hanno risposto all’appello di Casaggì e Fratelli d’Italia, con Gioventù Nazionale, sfilando per le strade di Firenze al grido di PRIMA GLI ITALIANI.

Una grande mobilitazione identitaria che ha centrato l’obiettivo: rappresentare il dissenso popolare e portarlo nelle strade, per lanciare un forte messaggio al governo Renzi nella città del Premier. Il riscatto dei tantissimi italiani che il buonismo ipocrita ha lasciato indietro: una maggioranza silenziosa e stanca, composta dai tanti lavoratori che mantengono in piedi questo sistema con le proprie tasse e si vedono scavalcati nelle graduatorie per le case popolari da chi è arrivato in Italia pochi mesi prima, dalle tante famiglie indigenti che si sacrificano silenziosamente per sbarcare il lunario, dai pensionati senza più una dignità, dai residenti di quelle periferie che stanno subendo la crisi economica e la violenza di un immigrazione incontrollata che viene pagata soltanto dagli ultimi, mentre la classe politica al governo continua a sistemare gli amici degli amici nella peggiore tradizione del clientelismo italiano.

Un messaggio chiaro al governo del “Boldrini-pensiero”: per una chiusura immediata delle frontiere e l’utilizzo della nostra Marina Militare per il presidio dei confini; contro il business milionario dell’accoglienza, che sta alimentando questo traffico disumano di persone; per una politica estera che intervenga nei paesi di origine con accordi e scelte forti che possano prevenire gli esodi; contro lo Ius Soli e la cittadinanza rapida; per la reintroduzione del reato di immigrazione clandestina e l’attuazione di un piano legislativo che consenta alle forze dell’ordine di intervenire e rimpatriare; contro quella elite politica, capeggiata dal Pd, che incarna uno spirito anti-nazionale incapace di rilanciare il paese, sempre attento alle ingiustizie che avvengono dall’altra parte del mondo, ma incapace di salvaguardare i nostri anziani, i nostri esodati, le nostre partite iva e i nostri cittadini. 

Una manifestazione che non ha mai, neanche per un attimo, prestato il fianco alle banalizzazioni della “guerra tra poveri” che l’estrema sinistra – nella sua contromanifestazione – sperava di affibbiarci: sappiamo perfettamente che il primo nemico è quella globalizzazione che rappresenta la causa dei processi migratori, che relega l’uomo a merce, che destabilizza le Nazioni e sopprime gli spazi di sovranità. Comprendiamo benissimo che il libero mercato ha la necessità di muovere le masse come i capitali, nella speranza di creare manodopera a basso costo ed eserciti di schiavi di riserva che abbassino i tetti salariali e gli standard sindacali dei paesi con uno stato sociale più marcato. E’ anche per questo che occorre ribadire la necessità di chiudere le frontiere e fermare questa invasione: per tutelare i nostri lavoratori, la nostra identità, il nostro futuro; per non illudere nessuno con la speranza di un avvenire che non abbiamo più neanche per noi.

Una marcia, la nostra, che ha ribadito l’assoluta necessità di riconquistare una sovranità, per tornare padroni del nostro destino: la sovranità nazionale e politica ormai subordinata alle potenze straniere, quella monetaria affossata dall’eurocrazia e dal signoraggio, quella popolare svilita da governi tecnici e premier per nomina. Uno degli striscioni firmati da Casaggì recitava: “Nazione, sangue e suolo: vivere sovrani, per non morire schiavi”. Perché questa rivoluzione sovranista deve avere il marchio della nostra identità: quella della Civiltà europea, delle nostre tradizioni, delle nostre cattedrali, delle nostre lingue, della nostra arte, della nostra cucina, della nostra agricoltura, della nostra storia. Solo così si combatte il mostro globale: riscoprendo un sano senso di appartenenza che è il solo argine al pensiero unico e all’omologazione planetaria, il solo antidoto a quella società multietnica senza punti di riferimento, senza radici e senza origini, tenuta insieme soltanto dalla frenesia del consumismo, privata di ogni riferimento di ordine superiore, liquefatta nel mare del nichilismo e delle teledipendenza. Un’identità, la nostra, che vuole rinsavire il senso di Comunità, riscoprire i legami solidali, difendere le Idee e custodire le differenze. 

In piazza sventolavano centinaia di bandiere, firmate da Casaggì, riportanti il simbolo della fiaccola tricolore: un testimone stretto nel pugno, con una fiamma che simboleggia il movimento e la trasmissione dell’eterno. Lo striscione di apertura recitava ciò che riassume al meglio questa magnifica giornata di mobilitazione e passione: “Siamo lo stupendo vivere in un mondo di morti”. L’Italia più bella è questa.



Azione contro Banca Etruria




Con quest’azione abbiamo voluto dimostrare che il sistema messo in atto dal Governo per salvare i banchieri a scapito dei risparmiatori è assolutamente inconcepibile e ancora una volta Renzi ed i suoi Ministri si sono messi dalla parte dei poteri forti invece che tutelare i più deboli. Il salvataggio delle quattro banche italiane (Banca Marche, Banca Etruria, Carife e CariChieti) ad opera dello Stato è stata l’ennesima pugnalata alle spalle dei cittadini. Da un giorno all’altro migliaia di italiani hanno visto polverizzare i risparmi di una vita. La loro colpa è stata quella di fidarsi della banca in cui andavano da una vita e in cui si sentivano a casa. Molti di loro non sono stati avvertiti del rischio che si celava dietro la sottoscrizione di azioni e obbligazioni subordinate, tanto da aver perso il totale del capitale investito. I contratti spesso venivano fatti firmare per aprire dei semplici conti bancari e così pensionati, giovani e padri di famiglia si sono visti derubati dei risparmi di una vita. Tale furto è stato di fatto commissionato da questo Governo amico dei Banchieri e nemico degli italiani, il Ministro Padoan con l’avallo del Presidente del Consiglio Renzi ha dato il via al cosiddetto “salvataggio” la sera quando le banche erano chiuse ed i cittadini impossibilitati a reagire in qualche modo. Il decreto Salva Banche ha interessato anche Banca Etruria, istituto la cui vicepresidenza è stata ricoperta da Pierluigi Boschi, padre del Ministro Maria Elena Boschi. Il tutto solleva qualche sospetto! Il Governo Renzi si è tolto per l’ennesima volta la maschera mostrando a tutti gli italiani che preferisce fare gli interessi dei banchieri invece che tutelare i propri cittadini. Poco importa se un pensionato ha deciso di farla finita perché non ha retto lo stress per aver perso i risparmi di una vita.

mercoledì 25 novembre 2015

TERRORI$MO I$LAMICO

Da anni sentiamo parlare di terrorismo islamico, ultimamente di ISIS. 
La prima cellula a dare il via al fenomeno fu Al Qaeda, ma soprattutto il suo leader Osama bin Laden. 
Dal giorno dell’attacco alle Torri Gemelle di New York il Mondo ha scoperto il terrorismo su scala globale e soprattutto da quel giorno è nato il “terrorismo islamico”. Pian piano l’Occidente iniziò ad accomunare in maniera spesso impropria e superficiale la religione con gli atti delle cellule terroristiche. Con la nascita dell’ISIS siamo passati ad un livello superiore ossia la presenza di un fantomatico “Stato Islamico” quindi una vera e propria porzione di territorio gestito ed amministrato da terroristi. Ciò è stato possibile grazie alle così dette “primavere arabe” ed alla volontà di governi della Penisola Arabica come Qatar e Arabia Saudita che insieme agli alleati occidentali USA, Francia e Inghilterra in prima battuta hanno finanziato l’ISIS in ottica anti-Assad. Le guerre volute dagli americani in Afghanistan e Iraq che secondo costoro sarebbero servite a portare pace e democrazia in Medio Oriente,in realtà hanno solo portato bombe e zone grigie dove sono potute proliferare cellule terroristiche. 
L'ISIS ha espanso i suoi confini su parte del territorio iracheno e siriano esercitando controllo politico compiendo di pari passo azioni contro yazidi ,curdi e cristiani. Tutto ciò in nome di Allah, riuscendo così a nascondendosi dietro a un culto religioso secolare e seguito da miliardi di credenti. I titoli sensazionalistici di alcuni media e gli urli di qualche “politico” opportunista hanno indotto l’opinione pubblica ad accusare tutti i musulmani di spalleggiare o comunque non condannare il terrorismo. 
Giunti a questo punto non dobbiamo cadere nell’accusa generalizzata, nella logica “fallaciana” del puntare il dito contro il mondo islamico, anzi dobbiamo sostenere quei musulmani che si oppongono da sempre all’ISIS; va sostenuto il Presidente Siriano Assad e il suo alleato Vladimir Putin, ma ancor di più gli europei devono abbandonare la passività per l’azione, il servilismo per l’intraprendenza, il rifiuto delle proprie origini per una riscoperta delle radici comuni. Abbiamo quindi due fronti: uno interno che è quello più difficile ossia con noi stessi e quello esterno contro l’ISIS.

martedì 17 novembre 2015

Parigi, multiculturalismo fallito e i limiti all’immigrazione di massa.


di Stenio Solinas (barbadillo.it)


Scoprire, come sta avvenendo in queste ore, che gli assassini di Parigi sono in maggioranza francesi è uno di quei cortocircuiti della Storia su cui converrebbe riflettere.

Lasciamo da parte le ovvie considerazioni di politica estera, ovvero uno scenario in cui la politica militare francese fra Mali, Centro-Africa, Afghanistan e Medio Oriente ha trasformato il Paese nel bersaglio numero uno dei jihadisti del mondo islamico, e guardiamo un po’ meglio quello che accade sul fronte interno. Esiste una situazione esplosiva nelle banlieues della capitale, e non solo, che la crisi economica ha aggravato, mentre l’assimilazione da un lato e il multiculturalismo dall’altro si sono dimostrati nel tempo incapaci di dare una risposta. La popolazione che le abita è sempre più giovane, oscilla fra microcriminalità, piccola economia di sussistenza pubblica e l’impossibilità di trovare uno sbocco in una città-mondo che esalta sì le «diversità», ma espelle dal centro, così come dai nuovi-antichi quartieri trasformati dalle mode e dagli stili di vita emergenti, le vecchie classi sociali «bianche» e «beur», ovvero il ceto piccolo borghese e operaio, l’immigrazione di prima generazione, relegando gli uni e l’altra ai margini geografici e sociali.

All’ultimo Festival di Cannes ha fatto molto discutere la Palma d’oro assegnata a Deephan, un film di Jacques Audiard, che narra l’arrivo a Parigi di un ex guerriero tamil, fuggito dagli orrori della guerra civile in Sri Lanka e dai suoi stessi orrori, perché in quel conflitto ha combattuto, devastato, ucciso. Che cosa trova il nostro profugo nella periferia parigina che lo accoglie? L’assenza dello Stato e la presenza di tanti caïd della droga, in lotta fra loro per il controllo dello spaccio. Musulmani di origine, francesi per cittadinanza, teppisti di puro succo indigeno, una miscela esplosiva dove le bande si alleano o si combattono in nome di supposte regole nazionali e/o religiose. Ne verrà fuori una strage, con l’ex tamil che ritrova a un certo punto quell’ebbrezza del sangue e della morte che si illudeva di aver dimenticato. Stando alle autorità transalpine, ci sono oggi circa 1.500 giovani francesi riconducibili alla filiera islamista coinvolti nel conflitto siro-iracheno, l’84 per cento in più rispetto allo scorso anno. Oltre cinquemila sono gli islamisti radicali titolari sul territorio della cosiddetta scheda S, ovvero ritenuti pericolosi per la sicurezza.

L’eredità coloniale fa il resto.È la punta di un iceberg cresciuto nell’odio del vecchio romanzo nazionale francese. Su tutto ciò, da un quarantennio a questa parte, la Francia dei «diritti dell’uomo» ha steso una melassa insopportabile picconando quelli che erano i valori identitari nazionali, colpevolizzando cioè i francesi per il solo fatto di voler essere tali, senza però che mai dalle parole generiche, dalla facile retorica dei buoni sentimenti, dalle lusinghe massmediali un tanto al chilo si agisse poi veramente in profondità, disinnescando i conflitti, ricucendo i tessuti economici e sociali, riaffermando un diritto-dovere nei rapporti fra cittadino e Stato. Una melassa indigesta e indigeribile dove le vecchie parole d’ordine venivano ridicolizzate, ma le nuove restavano appannaggio di una società dello spettacolo divenuta ormai un tutt’uno con la società della politica, un’orgia di «politicamente corretto» dietro al quale, così come per la politica estera francese, non c’era e non c’è né una visione strategica né un progetto, ma solo l’illudersi di essere al passo con i tempi.

Oggi la Francia ufficiale, con sette milioni di musulmani in casa, si trova a dover rispondere a una domanda semplice che essendo però «politicamente scorretta» si è finora rifiutata di porsi: quando è che il fenomeno di immigrazione di massa oltrepassa i livelli fisiologici che gli sono propri? Alcuni studiosi, di destra come di sinistra, parlano già di «sostituzione di popolazione» e sono gli stessi che si chiedono in nome di quale principio una società multietnica debba essere giudicata preferibile a una società monoetnica. Perché, insomma, si debba applaudire all’«elogio del meticciato» e non alla difesa di un’identità etnoculturale che viene invece spacciata come un crimine. Anche perché, se è un crimine, non si capisce bene quale guerra si voglia combattere…

lunedì 9 novembre 2015

"A ROM E CLANDESTINI CI PENSA LA BOLDRINI"

Laura Boldrini, il Presidente della Camera (o "la PresidentA" come piace a lei), rappresenta tutto ciò per cui noi combattiamo. Da quando si è messa a sedere sulla poltrona principale della Camera ha iniziato a riversare tutto il suo odio verso ciò che rappresenta l’Italia e l’italianità. Spesso ha superato abbondantemente i paletti che il suo ruolo di arbitro imparziale impongono cercando, di fatto, di influenzare l’aula e l’opinione pubblica. È sovente beatificare i flussi migratori senza considerare i risvolti negativi di tali eventi. Come se non bastasse si è autoproclamata di fatto paladina degli immigrati e dei rom ponendosi a difesa di queste due categorie, nel novembre 2014 disse: “i rom vanno valorizzati, dire che rubano è come dire che tutti gli italiani sono mafiosi” e per quanto riguarda gli immigrati nello scorso aprile dichiarò: “I nuovi partigiani sono costretti ad attraversare il Mediterraneo per arrivare qui” e poi: “lo stile di vita dei migranti sia il nostro”. Riteniamo queste frasi offensive nei confronti dei cittadini italiani che si vedono diminuire servizi, aumentare tasse e posticipare il pensionamento quando a migliaia di immigrati si concede vitto e alloggio a scatola chiusa ossia senza assicurarsi che siano realmente dei rifugiati. La signora Boldrini detesta tutto ciò che lei non approva e si spinge a dare lezioni di civiltà a destra e a manca fino a colpevolizzare quegli stati che si rifiutano di accogliere i profughi che non siano rifugiati. Qualche giorno fa accusò il Governo ungherese di Orban definendo il muro, eretto per difendere il territorio nazionale, come un “atto vergognoso e penoso" oppure è arrivata a dire che preferisce difendere i migranti piuttosto che difendere i confini di stato. Quest’ultima esternazione è quanto mai grave soprattutto se detta da una delle più alte cariche dello Stato. Chiaramente la Signora Boldrini preferisce continuare questa tratta di esseri umani invece che impedire le partenze ed evitare così morti e disgregazione sociale in Italia. Oggi è qui a Siena e noi siamo qui per far vedere che ci sono degli italiani che non si fanno prendere in giro e soprattutto per dimostrare che non accettiamo passivamente le sue lezioni buoniste.


martedì 27 ottobre 2015

La "Buona Scuola" è una cagata pazzesca!

Questa mattina i nostri militanti hanno distribuito un migliaio di volantini agli studenti dell'Istituto Sarrocchi di Siena contro la "buona scuola" di Renzi e del Ministro Giannini.
Nuovo governo, nuova Riforma della Scuola. Ogni volta è la stessa musica: le esigenze degli studenti sono messe in secondo piano e i problemi che affliggono il mondo dell’Istruzione restano tali e quali.
La coppia Renzi-Giannini ha partorito la “Buona Scuola”, che ha già suscitato feroci polemiche: poche novità in merito alle decine di migliaia di insegnanti precari e potere spropositato al Preside, vero sceriffo della scuola: una prospettiva disarmante per i tanti Istituti nei quali questa figura si è fatta conoscere per parzialità e faziosità. Il raccordo tra scuole e imprese, poi, non lascia spazio all’immaginazione: si è aperta la strada all’aziendalizzazione della scuola, sempre più soggetta ai ritmi serrati e alle feroci regole del mercato, annientando missione educativa che la scuola dovrebbe preservare.
Una riforma che ricalca le volontà dei “poteri forti”: creare masse addomesticate e silenti, greggi senza identità e senza certezze, privati delle proprie radici e dei propri miti, degli slanci e delle speranze che ogni sana generazione dovrebbe avere.
L’edilizia scolastica, che avrebbe dovuto avere la priorità, non sembra aver subito accelerazioni: le strutture continuano ad essere fatiscenti, mentre sono inesistenti investimenti seri sulla ricerca e sull’aggiornamenti degli strumenti utili all’insegnamento.
La “Buona Scuola” è la negazione di ciò che il mondo dell’Istruzione dovrebbe essere: una comunità educante lontana dal nozionismo e dal tecnicismo; la manifestazione di una Civiltà che affonda le radici nella storia di Roma e di Atene, che parla la lingua di Dante, che contempla la bellezza di Michelangelo e di Botticelli, la filosofia di Marco Aurelio e di Gentile, la terribile voglia di scoprire la vita e di edificarla nella palestra del pensiero e dell’azione.

Non puoi restare indifferente: è il momento di schierarsi!

venerdì 23 ottobre 2015

Il centenario della morte di Filippo Corridoni (eroe dimenticato)


Di Mario Bozzi Sentieri (Barbadillo.it)

Il 23 e 24 ottobre l’Ugl ricorda Filippo Corridoni a 100 anni dalla morte di uno dei padri fondatori del sindacalismo rivoluzionario italiano e figura a cui si è ispirata la Cisnal-Ugl fin dalla sua nascita”.
Lo annuncia la segreteria generale dell’Ugl, spiegando che “l’Ugl Friuli Venezia Giulia ha organizzato per   venerdì 23 ottobre, alle ore 17, un incontro pubblico a Trieste dal titolo ‘Noi guardiamo in alto, noi guardiamo a Filippo Corridoni’, presso il Centro Conferenze Studio Erre in via Fabio Severo 14/b. Previsti gli interventi degli storici Mario Bozzi Sentieri e Andrea Butturini; modera il segretario regionale dell’Ugl Friuli Venezia Giulia, Matteo Cernigoi. Sabato 24 ottobre, alle ore 11.00, si terrà una cerimonia di commemorazione con la partecipazione del segretario generale Ugl, Francesco Paolo Capone, al Cippo Corridoni presso la Trincea delle Frasche, a Fogliano di Redipuglia, dove il sindacalista perse la vita durante la Prima Guerra Mondiale.
La figura di Corridoni, purtroppo, molto spesso è conosciuta soltanto perché a lui sono intitolate piazze, scuole e vie in molte città d’Italia, mentre della storia della sua vita pochi ne sono realmente a conoscenza.
Un’esistenza, la sua, breve ma intensa, iniziata nel 1887 a Pausula, un paese in provincia di Macerata, che egli dedicò fin da giovanissimo all’impegno come sindacalista “rivoluzionario” tanto che per le sue idee, gli scioperi e le manifestazioni da lui organizzati, oltre che per i suoi articoli “scottanti” pubblicati su “La conquista” e “L’internazionale”, venne arrestato numerose volte.
Corridoni, tra l’altro, era uno straordinario oratore che sapeva conquistare con le sue parole chiunque lo ascoltasse. Nel 1914, dopo aver fondato con altri compagni il Fascio rivoluzionario d’azione internazionalista, venne nuovamente rinchiuso nel carcere di San Vittore, dove scrisse un’opera significativa dal titolo ‘Sindacalismo e Repubblica’, nel quale è concentrato tutto il pensiero politico e sindacale del Corridoni.
Nella premessa al testo l’autore incitò i compagni ad ottenere a tutti i costi gli obiettivi che si erano prefissati; scriveva, infatti: “Non basta avere la metà, bisogna raggiungerla. Siamo noi sulla buona strada o stiamo sciupando le nostre fresche energie in viottoli senza uscite?”.
Una volta liberato, seppur molto debole per la tisi che già da qualche anno avanzava inesorabile nel suo corpo, egli decise di partire come volontario sul fronte. Nell’ottobre 1915, pochi giorni prima di morire, Corridoni sembrava già prevedere quale sarebbe stata la sua fine: in una lettera ad Arturo Rossato, infatti, scrisse: “Morirò in una buca, contro una roccia, o nella corsa di un assalto, ma, se potrò, cadrò con la fronte verso il nemico come per andare più avanti ancora”.
Accade proprio così: il 23 ottobre 1915, alla Trincea delle Frasche, morì col viso rivolto verso gli austriaci e, come scrisse qualche anno dopo l’amico Amilcare De Ambris, il suo corpo “scomparve nella mischia senza essere più ritrovato, come nelle storie leggendarie degli eroi”.


mercoledì 14 ottobre 2015

Ius Soli passa alla camera: vergogna nazionale



da azionetradizionale.com

E’ ufficialmente cominciata la nuova ondata di attacchi a tutto ciò che è Identità. Il “passo in avanti” che ci chiedeva tutto l’Occidente è arrivato, con l’approvazione della Camera alla legge sulla cittadinanza, che introduce lo Ius Soli al posto dello Ius Sanguinis.
E oggi in parlamento si discute delle unioni civili…

(www.repubblica.it)- Sì dell’Aula della Camera alla nuova legge sulla cittadinanza. Il testo, approvato con 310 sì, 66 no e 83 astenuti, passa al Senato. I deputati della Lega hanno urlato “Vergogna!”. Quelli del Pd hanno applaudito. Al voto finale si sono astenuti i deputati M5S, mentre contro il testo hanno votato quelli di Lega, Fdi e Fi. Forza Italia non ha votato compatto.

Addio quindi allo ius sanguinis, via libera allo ius soli temperato e allo ius culturae: sono queste le nuove fattispecie per l’acquisto della cittadinanza italiana da parte dei minori stranieri, introdotti dalla proposta di legge approvata oggi dalla Camera.

Ius soli temperato. Acquista la cittadinanza per nascita chi è nato nel territorio della repubblica da genitori stranieri, di cui almeno uno sia in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo. Per ottenere la cittadinanza c’è bisogno di una dichiarazione di volontà espressa da un genitore o da chi esercita la responsabilità genitoriale all’ufficiale dello stato civile del Comune di residenza del minore, entro il compimento della maggiore età. Se il genitore non ha reso tale dichiarazione, l’interessato può fare richiesta di acquisto della cittadinanza entro due anni dal raggiungimento della maggiore età. Quanto allo ius soli previsto dalle norme attuali, relative allo straniero nato e residente in italia legalmente senza interruzioni fino a 18 anni, il termine per la dichiarazione di acquisto della cittadinanza viene aumentato da uno a due anni dal raggiungimento della maggiore età.

Niente ius soli per i cittadini europei. La nuova fattispecie di acquisto della cittadinanza per nascita non sarà applicabile ai cittadini europei, in quanto possono essere titolari di permesso Ue per soggiornanti di lungo periodo solo i cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea.

Dubbi sul permesso di soggiorno Ue. Tale permesso è rilasciato allo straniero cittadino di Stati non appartenenti all’Unione europea in possesso da almeno cinque anni, di un permesso di soggiorno in corso di validità; reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale; disponibilità di alloggio che risponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge; superamento di un test di conoscenza della lingua italiana. Non hanno diritto al permesso gli stranieri che: soggiornano per motivi di studio o formazione professionale; soggiornano a titolo di protezione temporanea o per motivi umanitari; hanno chiesto la protezione internazionale e sono in attesa di una decisione definitiva circa tale richiesta; sono titolari di un permesso di soggiorno di breve durata; godono di uno status giuridico particolare previsto dalle convenzioni internazionali sulle relazioni diplomatiche.

Ius culturae. Può ottenere la cittadinanza il minore straniero, che sia nato in Italia o sia entrato nel nostro Paese entro il compimento del dodicesimo anno di età, che abbia frequentato regolarmente, per almeno cinque anni nel territorio nazionale uno o più cicli presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali idonei al conseguimento di una qualifica professionale. Nel caso in cui la frequenza riguardi il corso di istruzione primaria, è necessaria la conclusione positiva di tale corso. La richiesta va fatta dal genitore, cui è richiesta la residenza legale, oppure dall’interessato entro due anni dal raggiungimento della maggiore età.

Norma transitoria. Le nuove norme si applicheranno anche ai 127mila stranieri in possesso dei nuovi requisiti ma che abbiano superato, al momento di approvazione della legge, il limite di età dei 20 anni per farne richiesta. Il ministero dell’Interno avrà sei mesi di tempo per rilasciare il nulla osta.

giovedì 8 ottobre 2015

STOP GENDER!


Affissione di volantini nelle scuole materne, elementari e medie di Siena e provincia contro la teoria gender.

La Riforma voluta dal governo, nonostante le raccomandazioni e le minacce del Mininistro Giannini, apre la strada alla diffusione nelle scuole della teoria del gender. Quest’ultima, ormai affermata in molti paesi occidentali, è un’ideologia che fonda la propria essenza sulla convinzione che non esistano uomini e donne, ma comportamenti sociali in grado di stabilire – a piacimento – l’identità sessuale della persona. Questo attacco alla sessualità e ai suoi generi – maschile e femminile – è una manipolazione dell’essere umano e della sua natura, una mutazione antropologica che viene promossa dalle grandi lobby con un bombardamento mediatico e culturale. Negli ultimi anni abbiamo assistito al tentativo, già in atto, di far scomparire i termini “madre” e “padre” dall’utilizzo quotidiano per convertirli nei più anonimi e politicamente corretti “genitore 1” e “genitore 2”: sono stati proprio alcuni istituti a cancellare queste parole dalla propria modulistica e dai libretti delle giustificazioni o a diffondere nelle scuole elementari le fiabe gay. Lo scopo ultimo di questo folle progetto è la creazione di un uomo senza identità, amorfo e resettato, manipolabile e fluido, una pedina di quell’omologazione assoluta fondata sul pensiero unico e allineato. È un attacco al cuore della nostra civiltà e del suo pilastro storico: quella famiglia che rappresenta la prima cellula comunitaria della società. Il comma 16 del testo della “Buona scuola”, in nome della lotta alla discriminazione, rimanda alla legge 119 del 2013 che, a sua volta, fa riferimento alla Convenzione di Istanbul e al decreto legge n.93. Il testo non si riferisce alla nozione classica di “sesso biologico”, ma al concetto di “ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti” e di “superamento degli stereotipi che riguardano il ruolo sociale, la rappresentazione e il significato dell’essere donne o uomini (…) mediante l’inserimento di un approccio di genere nella pratica educativa”, oltre all’assoluta necessità di “promuovere una adeguata formazione non solo alle superiori, ma fin “dalla scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione”. Abbiamo ritenuto nostro dovere informare le migliaia di famiglie che da domani potrebbero essere coinvolte, attraverso l’educazione scolastica dei propri figli, in questo folle progetto di sovversione della natura e dell’identità. Questa è solo la prima battaglia, domenica saremo alla fiera di Sinalunga per un volantinaggio informativo contro la teoria gender.






giovedì 1 ottobre 2015

L’unica vera marcia è quella degli arditi, vittoriosi, di ritorno dal fronte.


Come ogni anno associazioni di stampo sinistrorso e pacifista, a.n.p.i. e arci su tutte, si ritrovano per la “marcia della pace”. 
Marcia per la Pace - 3 ottobre 2015Quest’anno a Siena si svolgerà il giorno 3 ottobre e il tema viene presentato così dal volantino: “i pellegrini della pace – ricordare per non ripetere – i 100 anni dalla Prima Guerra Mondiale”. Quindi si ricorderà la grande vittoria italiana nel primo conflitto mondiale con una marcia funebre addobbata con fustigatori lagnanti e penitenti in ginocchio. Difficilmente i giovani italiani che sacrificarono la loro vita sul Carso o nei valichi alpini ne saranno felici. 
I partecipanti a questo rito annuale forse scordano che l’Italia si completò proprio grazie a questa guerra, che come tutte le guerre è sanguinosa e denuda l’uomo di ogni dignità ma non per questo va rinnegata e relegata ad un misero piagnisteo. I ragazzi che con il coltello tra i denti attaccavano le trincee austriache vanno elevati a eroi e non compianti. Il loro sacrificio ha permesso di avere l’Italia come la conosciamo oggi e quindi per ricordarli degnamente si dovrebbero festeggiare le loro gesta e cospargere i loro sepolcri con petali di rosa, non con lacrime di coccodrillo per il solo motivo che nell’Italia ipocrita di oggi esser buoni e misericordiosi è di moda e fa molto radical chic. 
Se vi fossero ancora dei reduci in vita sicuramente non esiterebbero ad insegnare a questi “marcianti pacifisti” cosa sia “l’interventismo”. 
Risparmiateci la vostra morale qualunquista ed evitate queste pagliacciate! 
La Prima Guerra Mondiale l’abbiamo vinta e la vogliamo festeggiare ricordando i nostri caduti con tutti gli onori possibili. 
Eia! Eia! Eia! Alalà!