Di Mario Bozzi Sentieri (Barbadillo.it)
Il 23 e 24 ottobre l’Ugl ricorda Filippo Corridoni a 100
anni dalla morte di uno dei padri fondatori del sindacalismo rivoluzionario
italiano e figura a cui si è ispirata la Cisnal-Ugl fin dalla sua nascita”.
Lo annuncia la segreteria generale dell’Ugl, spiegando che “l’Ugl Friuli Venezia Giulia ha organizzato per venerdì 23 ottobre, alle ore 17, un incontro pubblico a Trieste dal titolo ‘Noi guardiamo in alto, noi guardiamo a Filippo Corridoni’, presso il Centro Conferenze Studio Erre in via Fabio Severo 14/b. Previsti gli interventi degli storici Mario Bozzi Sentieri e Andrea Butturini; modera il segretario regionale dell’Ugl Friuli Venezia Giulia, Matteo Cernigoi. Sabato 24 ottobre, alle ore 11.00, si terrà una cerimonia di commemorazione con la partecipazione del segretario generale Ugl, Francesco Paolo Capone, al Cippo Corridoni presso la Trincea delle Frasche, a Fogliano di Redipuglia, dove il sindacalista perse la vita durante la Prima Guerra Mondiale.
Lo annuncia la segreteria generale dell’Ugl, spiegando che “l’Ugl Friuli Venezia Giulia ha organizzato per venerdì 23 ottobre, alle ore 17, un incontro pubblico a Trieste dal titolo ‘Noi guardiamo in alto, noi guardiamo a Filippo Corridoni’, presso il Centro Conferenze Studio Erre in via Fabio Severo 14/b. Previsti gli interventi degli storici Mario Bozzi Sentieri e Andrea Butturini; modera il segretario regionale dell’Ugl Friuli Venezia Giulia, Matteo Cernigoi. Sabato 24 ottobre, alle ore 11.00, si terrà una cerimonia di commemorazione con la partecipazione del segretario generale Ugl, Francesco Paolo Capone, al Cippo Corridoni presso la Trincea delle Frasche, a Fogliano di Redipuglia, dove il sindacalista perse la vita durante la Prima Guerra Mondiale.
La figura di Corridoni, purtroppo, molto spesso è conosciuta
soltanto perché a lui sono intitolate piazze, scuole e vie in molte città
d’Italia, mentre della storia della sua vita pochi ne sono realmente a
conoscenza.
Un’esistenza, la sua, breve ma intensa, iniziata nel 1887 a Pausula, un paese in provincia di Macerata, che egli dedicò fin da giovanissimo all’impegno come sindacalista “rivoluzionario” tanto che per le sue idee, gli scioperi e le manifestazioni da lui organizzati, oltre che per i suoi articoli “scottanti” pubblicati su “La conquista” e “L’internazionale”, venne arrestato numerose volte.
Corridoni, tra l’altro, era uno straordinario oratore che sapeva conquistare con le sue parole chiunque lo ascoltasse. Nel 1914, dopo aver fondato con altri compagni il Fascio rivoluzionario d’azione internazionalista, venne nuovamente rinchiuso nel carcere di San Vittore, dove scrisse un’opera significativa dal titolo ‘Sindacalismo e Repubblica’, nel quale è concentrato tutto il pensiero politico e sindacale del Corridoni.
Nella premessa al testo l’autore incitò i compagni ad ottenere a tutti i costi gli obiettivi che si erano prefissati; scriveva, infatti: “Non basta avere la metà, bisogna raggiungerla. Siamo noi sulla buona strada o stiamo sciupando le nostre fresche energie in viottoli senza uscite?”.
Una volta liberato, seppur molto debole per la tisi che già da qualche anno avanzava inesorabile nel suo corpo, egli decise di partire come volontario sul fronte. Nell’ottobre 1915, pochi giorni prima di morire, Corridoni sembrava già prevedere quale sarebbe stata la sua fine: in una lettera ad Arturo Rossato, infatti, scrisse: “Morirò in una buca, contro una roccia, o nella corsa di un assalto, ma, se potrò, cadrò con la fronte verso il nemico come per andare più avanti ancora”.
Accade proprio così: il 23 ottobre 1915, alla Trincea delle Frasche, morì col viso rivolto verso gli austriaci e, come scrisse qualche anno dopo l’amico Amilcare De Ambris, il suo corpo “scomparve nella mischia senza essere più ritrovato, come nelle storie leggendarie degli eroi”.
Un’esistenza, la sua, breve ma intensa, iniziata nel 1887 a Pausula, un paese in provincia di Macerata, che egli dedicò fin da giovanissimo all’impegno come sindacalista “rivoluzionario” tanto che per le sue idee, gli scioperi e le manifestazioni da lui organizzati, oltre che per i suoi articoli “scottanti” pubblicati su “La conquista” e “L’internazionale”, venne arrestato numerose volte.
Corridoni, tra l’altro, era uno straordinario oratore che sapeva conquistare con le sue parole chiunque lo ascoltasse. Nel 1914, dopo aver fondato con altri compagni il Fascio rivoluzionario d’azione internazionalista, venne nuovamente rinchiuso nel carcere di San Vittore, dove scrisse un’opera significativa dal titolo ‘Sindacalismo e Repubblica’, nel quale è concentrato tutto il pensiero politico e sindacale del Corridoni.
Nella premessa al testo l’autore incitò i compagni ad ottenere a tutti i costi gli obiettivi che si erano prefissati; scriveva, infatti: “Non basta avere la metà, bisogna raggiungerla. Siamo noi sulla buona strada o stiamo sciupando le nostre fresche energie in viottoli senza uscite?”.
Una volta liberato, seppur molto debole per la tisi che già da qualche anno avanzava inesorabile nel suo corpo, egli decise di partire come volontario sul fronte. Nell’ottobre 1915, pochi giorni prima di morire, Corridoni sembrava già prevedere quale sarebbe stata la sua fine: in una lettera ad Arturo Rossato, infatti, scrisse: “Morirò in una buca, contro una roccia, o nella corsa di un assalto, ma, se potrò, cadrò con la fronte verso il nemico come per andare più avanti ancora”.
Accade proprio così: il 23 ottobre 1915, alla Trincea delle Frasche, morì col viso rivolto verso gli austriaci e, come scrisse qualche anno dopo l’amico Amilcare De Ambris, il suo corpo “scomparve nella mischia senza essere più ritrovato, come nelle storie leggendarie degli eroi”.
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