martedì 29 dicembre 2015

Una strage americana


Domani, 29 dicembre, ricorrono i 72 anni dal bombardamento americano su Poggibonsi. In realtà i bombardamenti, sul finire del 1943, furono due: uno il 27 e l’altro il 29, raid dettero via ad un’intensa campagna di bombardamenti che andrà avanti per tutta la primavera del ’44. La prima incursione del dicembre aveva come obiettivo la stazione che però rimase “miracolosamente” illesa, al contrario di tanti quartieri civili della cittadina. Dopo il 29 dicembre si conteranno più di cento morti, un numero impressionate di feriti e circa il 75% di edifici distrutti, una carneficina. Per la giornata di domani è stata indetta una commemorazione organizzata dall’Amministrazione Comunale a cui parteciperà anche la locale sezione dell’A.N.P.I. . Tale presenza è quantomeno inopportuna visto che i partigiani erano dalla stessa parte degli anglo-americani e che in vari occasioni erano proprio loro a fornire le coordinate di obiettivi rilevanti agli eserciti stranieri che poi provvedevano a sganciare il loro carico di morte e poco importava se nei pressi vi erano scuole, ospedali o zone residenziali. La partecipazione degli esponenti dell’associazione nazionale partigiani d’Italia sarebbe l’ennesimo schiaffo alla memoria delle vittime e dei loro parenti dopo che qualche anno fa l’ex-sindaco di Poggibonsi Coccheri (PD) dichiarò: “Dobbiamo sempre ricordare questa pagina della nostra storia, che è una delle più dolorose ma è anche una delle più alte e belle.” Parole sicuramente poco delicate, infatti ancora oggi dobbiamo capire cosa ci trovasse di “bello” in una carneficina di civili italiani.

I nostri connazionali caduti meritano rispetto e se l’A.N.P.I. vuole fare un passo verso la memoria condivisa prenda pubblicamente le distanze da quei partigiani che indirizzavano i bombardieri americani e inglesi e soprattutto smetta di ricordare soltanto ciò che gli fa più comodo (e come gli fa comodo).

lunedì 21 dicembre 2015

Casaggì Siena al grande corteo di Firenze per dire: PRIMA GLI ITALIANI!



FIRENZE, TANTI IN CORTEO CONTRO IL GOVERNO RENZI E L'IMMIGRAZIONE CLANDESTINA

"SOVRANITÀ" E "IDENTITÀ" LE PAROLE D'ORDINE DELLA MANIFESTAZIONE CHE SI È SVOLTA SENZA PROBLEMI, NONOSTANTE LA CONTRO MANIFESTAZIONE DEI "SOLITI ANTAGONISTI"


l sogno si è avverato: tantissime persone hanno risposto all’appello di Casaggì e Fratelli d’Italia, con Gioventù Nazionale, sfilando per le strade di Firenze al grido di PRIMA GLI ITALIANI.

Una grande mobilitazione identitaria che ha centrato l’obiettivo: rappresentare il dissenso popolare e portarlo nelle strade, per lanciare un forte messaggio al governo Renzi nella città del Premier. Il riscatto dei tantissimi italiani che il buonismo ipocrita ha lasciato indietro: una maggioranza silenziosa e stanca, composta dai tanti lavoratori che mantengono in piedi questo sistema con le proprie tasse e si vedono scavalcati nelle graduatorie per le case popolari da chi è arrivato in Italia pochi mesi prima, dalle tante famiglie indigenti che si sacrificano silenziosamente per sbarcare il lunario, dai pensionati senza più una dignità, dai residenti di quelle periferie che stanno subendo la crisi economica e la violenza di un immigrazione incontrollata che viene pagata soltanto dagli ultimi, mentre la classe politica al governo continua a sistemare gli amici degli amici nella peggiore tradizione del clientelismo italiano.

Un messaggio chiaro al governo del “Boldrini-pensiero”: per una chiusura immediata delle frontiere e l’utilizzo della nostra Marina Militare per il presidio dei confini; contro il business milionario dell’accoglienza, che sta alimentando questo traffico disumano di persone; per una politica estera che intervenga nei paesi di origine con accordi e scelte forti che possano prevenire gli esodi; contro lo Ius Soli e la cittadinanza rapida; per la reintroduzione del reato di immigrazione clandestina e l’attuazione di un piano legislativo che consenta alle forze dell’ordine di intervenire e rimpatriare; contro quella elite politica, capeggiata dal Pd, che incarna uno spirito anti-nazionale incapace di rilanciare il paese, sempre attento alle ingiustizie che avvengono dall’altra parte del mondo, ma incapace di salvaguardare i nostri anziani, i nostri esodati, le nostre partite iva e i nostri cittadini. 

Una manifestazione che non ha mai, neanche per un attimo, prestato il fianco alle banalizzazioni della “guerra tra poveri” che l’estrema sinistra – nella sua contromanifestazione – sperava di affibbiarci: sappiamo perfettamente che il primo nemico è quella globalizzazione che rappresenta la causa dei processi migratori, che relega l’uomo a merce, che destabilizza le Nazioni e sopprime gli spazi di sovranità. Comprendiamo benissimo che il libero mercato ha la necessità di muovere le masse come i capitali, nella speranza di creare manodopera a basso costo ed eserciti di schiavi di riserva che abbassino i tetti salariali e gli standard sindacali dei paesi con uno stato sociale più marcato. E’ anche per questo che occorre ribadire la necessità di chiudere le frontiere e fermare questa invasione: per tutelare i nostri lavoratori, la nostra identità, il nostro futuro; per non illudere nessuno con la speranza di un avvenire che non abbiamo più neanche per noi.

Una marcia, la nostra, che ha ribadito l’assoluta necessità di riconquistare una sovranità, per tornare padroni del nostro destino: la sovranità nazionale e politica ormai subordinata alle potenze straniere, quella monetaria affossata dall’eurocrazia e dal signoraggio, quella popolare svilita da governi tecnici e premier per nomina. Uno degli striscioni firmati da Casaggì recitava: “Nazione, sangue e suolo: vivere sovrani, per non morire schiavi”. Perché questa rivoluzione sovranista deve avere il marchio della nostra identità: quella della Civiltà europea, delle nostre tradizioni, delle nostre cattedrali, delle nostre lingue, della nostra arte, della nostra cucina, della nostra agricoltura, della nostra storia. Solo così si combatte il mostro globale: riscoprendo un sano senso di appartenenza che è il solo argine al pensiero unico e all’omologazione planetaria, il solo antidoto a quella società multietnica senza punti di riferimento, senza radici e senza origini, tenuta insieme soltanto dalla frenesia del consumismo, privata di ogni riferimento di ordine superiore, liquefatta nel mare del nichilismo e delle teledipendenza. Un’identità, la nostra, che vuole rinsavire il senso di Comunità, riscoprire i legami solidali, difendere le Idee e custodire le differenze. 

In piazza sventolavano centinaia di bandiere, firmate da Casaggì, riportanti il simbolo della fiaccola tricolore: un testimone stretto nel pugno, con una fiamma che simboleggia il movimento e la trasmissione dell’eterno. Lo striscione di apertura recitava ciò che riassume al meglio questa magnifica giornata di mobilitazione e passione: “Siamo lo stupendo vivere in un mondo di morti”. L’Italia più bella è questa.



Azione contro Banca Etruria




Con quest’azione abbiamo voluto dimostrare che il sistema messo in atto dal Governo per salvare i banchieri a scapito dei risparmiatori è assolutamente inconcepibile e ancora una volta Renzi ed i suoi Ministri si sono messi dalla parte dei poteri forti invece che tutelare i più deboli. Il salvataggio delle quattro banche italiane (Banca Marche, Banca Etruria, Carife e CariChieti) ad opera dello Stato è stata l’ennesima pugnalata alle spalle dei cittadini. Da un giorno all’altro migliaia di italiani hanno visto polverizzare i risparmi di una vita. La loro colpa è stata quella di fidarsi della banca in cui andavano da una vita e in cui si sentivano a casa. Molti di loro non sono stati avvertiti del rischio che si celava dietro la sottoscrizione di azioni e obbligazioni subordinate, tanto da aver perso il totale del capitale investito. I contratti spesso venivano fatti firmare per aprire dei semplici conti bancari e così pensionati, giovani e padri di famiglia si sono visti derubati dei risparmi di una vita. Tale furto è stato di fatto commissionato da questo Governo amico dei Banchieri e nemico degli italiani, il Ministro Padoan con l’avallo del Presidente del Consiglio Renzi ha dato il via al cosiddetto “salvataggio” la sera quando le banche erano chiuse ed i cittadini impossibilitati a reagire in qualche modo. Il decreto Salva Banche ha interessato anche Banca Etruria, istituto la cui vicepresidenza è stata ricoperta da Pierluigi Boschi, padre del Ministro Maria Elena Boschi. Il tutto solleva qualche sospetto! Il Governo Renzi si è tolto per l’ennesima volta la maschera mostrando a tutti gli italiani che preferisce fare gli interessi dei banchieri invece che tutelare i propri cittadini. Poco importa se un pensionato ha deciso di farla finita perché non ha retto lo stress per aver perso i risparmi di una vita.